Un giorno in questura #2

Mettetevi comodi.
Oggi sono tornato in questura, insieme a un avvocato, per ribadire stavolta per iscritto la nostra volontà di manifestarea Roma il 28 aprile prossimo, in contemporanea con Londra, per imporre la necessità di avere una mobilità ciclistica vera anche in Italia.
C’ero stato una decina di giorni fa per lo stesso motivo, ed avevo ottenuto un assurdo “no”.
Stavolta, dicevo, ci sono tornato con un legale. Questa volta il no secco e brutale non c’è stato: c’è stato invece quello che definirei il “piano B” dei questurini per non far svolgere la manifestazione che, ricordo, non ha bisogno di alcuna autorizzazione ma di un semplice nulla osta: ovvero, si informa la questura della manifestazione, con data, ora, numero plausibile di partecipanti, percorso, caratteristiche. Se non ci sono gravi motivi di ordine pubblico e soprattutto comprovati, nessuno può opporsi, tantomeno una questura.
Questa invece lo ha fatto ma con una mossa di sponda: la funzionaria di oggi (insieme al funzionario dell’altra volta) ci hanno chiesto un preventivo assenso del comune. Né l’avvocato né io siamo riusciti a convincerli dell’inutilità della richiesta, naturalmente anche questa verbale giacché non hanno voluto né accogliere il nostro documento né rtantomeno risponderci per iscritto. Hanno solo affettato naturalezza e ragionevolezza, una tecnica credo militare che insegnano alla loro scuola, immagino: dire cose assurde con toni concilianti; forse serve a ipnotizzare l’avversario. Malgrado le nostre proteste, siamo andati in comune a fare la richiesta, protocollata e debitamente timbrata (nel caso di mia premorienza o altri scherzetti stupidi della burocrazia vi dico il numero di protocollo: RA/17577 del 16 marzo 2012).

E qui comincia l’insabbiamento. Malgrado le assicurazioni che avremmo potuto parlare con l’ufficio apposito (gabinetto del sindaco), non ci hanno ricevuto per imprecisata riunione urgente.
Ho quindi chiesto di parlare con qualche altro funzionario, mi hanno indicato una tal dottoressa X che però lavora in un altro ufficio, non al Campidoglio. Altra molestia.
Taglio corto e chiamo al telefono un membro della giunta, di cui non farò il nome per opportunità. Ha assicurato che parlerà con il capo di gabinetto, chiedendo però alcune modifiche alla maifestazione, che però ho rifiutato. Ci parlerò ancora, la persona è ragionevole e sa mangiare con le posate. Vedremo.
Qui e ora, alla seconda stazione di quella che ho già capito essere una laicissima Via Crucis per tutti i #salvaiciclisti,posso dire una sola cosa: il 28 aprile 2012 manifesteremo a Roma, insieme a Londra, per cambiare la mobilità questo maledetto paese e agganciare gli standard di civiltà che tutti gli italiani perbene vogliono. E lo faremo con tutti i crismi dell’ufficialità: come simbolo, come intenzione e come dimostrazione della totale normalità delle nostre proposte e rivendicazioni. Sarà una manifestazione vera, e al posto delle bandiere avremo le nostre bici.

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