Millennium people

Sabato scorso a Roma avete assistito alla materializzazione di un tipo di gente nuova. Le decine di migliaia ai Fori Imperiali erano lì perché chiamate, dal web, dai vari media, dallo strumento molto vintage dei manifesti e dei volantini, dal passaparola, dal tam tam urbano, a fare una cosa semplice e fortissima: mettere il proprio corpo e il proprio cervellocuoreanima in un luogo scelto come appuntamento per la sua elevata capacità di evocazione simbolica. Mettersi lì aveva un solo significato: dire “ora si cambia strada”, come #salvaiciclisti ha sintetizzato.
Quelle decine di migliaia (a proposito: erano 800 per la mia vechia amica, la questura…) hanno creato improvvisamente e a insaputa di tutti la più grande manifestazione della storia non solo italiana per la mobilità urbana a impatto zero. Sono mille gli aspetti  di quelle ore che mi hanno reso incredulo e sbalordito, a partire dalle presenze. Per esempio lo stato impeccabile della strada che abbiamo lasciato; la totale incuranza di divieti imbecilli ad andare in giro in massa con cui in migliaia si sono messi a pedalare per Roma, arrivando anche dentro piazza San Pietro in 2.000 circa; la sensazione di aver sbalordito non solo noi stessi ma un’intera società, che fino ad allora era all’oscuro di noi e delle nostre proposte, istanze, desideri, forza.
Ho visto dentro la folla anche persone che fino a qualche ora prima erano contrarie, anche con asprezza, all’esperienza #salvaiciclisti: a loro dò il mio  “bentornati”. Hanno visto, credo, che quando un’idea semplice e forte viene accolta non esiste né forza né debolezza al mondo capace di contrastarla. Questa è la forza della nostra specie, sapersi radunare istintivamente attorno alle buone proposte. Ricordatelo, mentre crescete.

Non ci siamo fermati un attimo in questi 3 giorni successivi a quella meravigliosa folla. Abbiamo capito, come tutti, che la cosa doveva andare fuori controllo, sempre in #salvaiciclisti style, e i promotori del movimento, quelli che i media definiscono ciclobloggers, hanno promosso anche la diaspora del simbolo in creative commons, il suggerimenti di iniziative simboliche locali (la prima ieri al concertone del primo maggio, con la maglietta fatta indossare a Caparezza), la preparazione di un pdf in cui si riportano le tecniche fin qui usate per arrivare a imporre un dibattito pubblico, sociale, sulla ciclabilità delle città italiane.
L’argomento ormai è sul tavolo ma bisogna continuare a tenere alte guardia e attenzione. Naturalmente sono benvenute tutte le anime che hanno capito quanto sia importante cambiare le nostre città, oggi nello stato peggiore ottenibile da una società ricca e in salute.

La gente del 28 aprile ha assistito allo svelamento di sé: siamo la gente del terzo millennio vero, quello che tutti vogliamo. Saremo inarrestabili, se vogliamo. Basta un minimo di organizzazione intorno all’idea di semplicità, cosa che i contemporanei appartenenti al vecchio mondo non sanno neanche vedere.

Bacidibici.

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