#salvaiciclisti va a Milano il 4 maggio, per la Mobilità Nuova

sic28

Ora lo posso dire: è passato esattamente un anno e un giorno dalla più grande manifestazione per la mobilità ciclistica che l’occidente motorizzato abbia mai visto. Il 28 aprile del 2012 in circa 50.000 ci siamo trovati lungo i Fori imperiali, a  Roma, chiamandoci solo con le nostre forze, con il passaparola e i manifesti, la campagna martellante e anche -diciamolo- invadente sui social media e sui media tradizionali che ci hanno seguito fin dal primo momento, dall’8 febbraio 2012. Da allora un gruppo di attivisti estremamente motivati (si tratta di salvarci la vita per strada, né più né meno, e si tenta di farlo da anni) ha alzato un’onda che ha portato l’Italia a parlare di questo tema, radunando intorno all’idea, anzi all’Idea, numeri consistenti di persone che in precedenza non si erano mai impegnate in questo compito: dire a tutti che la strada deve cambiare, e che l’Italia deve cambiare il modo di stare in strada. Per fare quella manifestazione abbiamo speso tutte le nostre forze (io mi sono ripreso circa un mese dopo) e meno di 900 euro, tutti raccolti sul web. (Parte di questi soldi sono stati buttati grazie all’Acea, che non ci ha allacciato l’energia elettrica malgrado l’avessimo pagata -circa 300 euro-, e ancora non ci ha rimborsato né intende farlo).

Non amo le celebrazioni, anzi mi danno fastidio, le trovo un modo per fermare il movimento. Quindi parlo oggi, a un anno e un giorno da quella meravigliosa manifestazione di persone, di cosa faremo, non di cosa abbiamo fatto.

Si ragiona da tempo su come dire a questo paese qual è la direzione del cambiamento -almeno per strada-: e sono stati pensati, costruiti e portati a compimento gli Stati generali della bicicletta e della mobilità nuova, a Reggio Emilia a ottobre 2012. Da cui è uscito il Libro rosso (rosso come il sangue per le strade) che abbiamo propsto a tutte le amministrazioni che siamo riusciti a contattare.
Il passo successivo è stato costruire un #salvaiciclisti 2.0, ovvero la Rete per la Mobilità nuova, che si propone di unire coloro che non si spostano quotidianamente su mezzi a motore di proprietà: pedoni, pendolari e ciclisti (per rispetto alla terza P questi ultimi li abbiamo chiamati pedali).
Il progetto è falsamente modesto, in realtà enorme: si tratta di spostare l’attuale quota destinata alle infrastrutture per la mobilità riconducibili al binomio automobile+alta velocità a quelle da destinare al trasporto regionale, quello metropolitano (tram), interazione di questi con ciclisti urbani e persone che vogliono spostarsi usando un mix di queste soluzioni. Come si fa nei paese più avanti del nostro, in questo stesso continente, apparentemente anche questo nostro. Il 75% delle finanze pubbliche per la mobilità va a Tav e autostrade, vogliamo che vada a infrastrutture urbane e regionali e alla rete ferroviaria da ricostruire, e in qualche misura anche alle risistemazioni in senso pedonale e ciclabile delle nostre meravigliose città oggi seppellite dalle automobili, che siano in sosta o in corsa.

Per mostrare questa esigenza abbiamo convocato il più grande concentramento pensabile di persone e bici il 4 maggio prossimo a Milano, di fronte alla stazione centrale. Si, quella dei treni. Alla nostra chiamata finora hanno risposto circa 160 tra associazioni e realtà collettive, sigle che sorprenderebbero chiunque non segua questo argomento per quanto sono solo apparentemente lontane dal ciclismo urbano: Slow Food, Libera, Cgil, Coldiretti, Medici senza frontiere, Intersos, Euromobility e tante altre (un elenco ancora parziale, per la nostra cronica mancanza di tempo da sottrarre al lavoro, qui). Oltre, naturalmente, alle associazioni più vicine, e da subito, alla lotta iniziata da #salvaiciclisti: Legambiente e Fiab.

Bene, quest’anno lasciamo le celebrazioni a chi vuole farle e proviamo ad alzare di molto la posta in gioco, ovvero la vita collettiva di questo paese ghiacciato e invelenito: ci vediamo tutti il 4 maggio a Milano, alle 14,30 di fronte alla stazione centrale. Ci saranno sorprese che faranno piacere a tutti, anche a chi finora non ha pensato a unirsi a questo movimento che dalla base intende cambiare le basi.

 

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