Ogni volta che leggo qualche articolo sulla continua diffusione della bicicletta come mezzo di spostamento quotidiano, in cui -praticamente succede sempre- viene proposta la crisi economica come causa o almeno concausa del successo dell’amato mezzo, un po’ m’incazzo ma più che altro sghignazzo. In questo post tenterò di spiegare perché.
Intanto immagino il mio collega giornalista che pesca distrattamente nel carosello continuo che trasporta frasi fatte e pensieri precotti di cui le moderne redazioni sono dotate. Egli o ella, che sia impiegato in un medium cartaceo o web, radio o tv, scrive sempre il pezzo che poi dovrà o impaginare o registrare o declamare. Ultimamente il magazzino frasi fatte ha difficoltà a rifornire tutti della parola crisi.
So che non è così: la bici ha successo per altri motivi, e non è che lo sappia perché sono quel che sono in questa vicenda, di cui so quel che so, ma per un motivo precisissimo, delineato: una persona. Enzuccio.
Conosco Enzuccio, che è un mio collega, da oltre vent’anni, da quando cioé tutti e due abbiamo cominciato a lavorare per la stessa agenzia di stampa che ci ospita ancora oggi. Nessuno di voi crederebbe mai a quanto sia profonda la sua attenzione diciamo meticolosa verso ciò che alcuni sciocchi definiscono vil denaro, però provate a credermi. Premetto: è un ottimo giornalista, una brava persona, un gran padre di famiglia, lavoratore e a suo modo intelligente colto e educato. E’ anche cattolico praticante, ma politicamente della vecchia scuola di sinistra moderata. Un moderato.
Dove assume un carattere invece totalmente smodato, direi radicale nel senso peggiore del termine, è nel bilancio personale, sia in ingresso sia in uscita. Semmai abbia delle uscite: noi si sospetta che per qualche miracolo organizzativo riesca sempre a uscire vincitore nell’eterna lotta tra lui e lo scontrino, e ovvero che non spenda un centesimo di ciò che guadagna. Crediamo fermamente che abbia accumulato fortune consistenti, in questi vent’anni e rotti. Non mi azzardo a fare esempi, anche perché so che le mie parole vengono lette da molti colleghi e mi esporrei sicuramente a un lunghissimo e estenuante rimprovero da parte di Enzuccio, che tra le sue caratteristiche ha quella di attaccare delle filippiche pro domo sua, in ogni settore dell’esistenza, che farebbero passare il Furio di Verdone come un ermetico alla Ungaretti.
Comunque basti citare la mitica volta in cui dovette cambiare la sua ormai decrepita Arna (l’Alfa Romeo dei wannabe) con una nuova automobile. Mesi di telefonate continue alla ricerca del concessionario/marchi/modello più conveniente. So per certo che alcuni di noi, allora, pensarono a tagliare e riannodare fittiziamente il filo del suo telefono. E sventurato l’ufficio stampa di qualche azienda -di ogni tipo- che produce o commercializza qualcosa che serva a Enzuccio.
Ok, insomma senza entrare in particolari avrete capito il tipo. Ebbene, Enzuccio (pur avendola, come quasi tutti) non usa la bicicletta per lo spostamento quotidiano. La usa solo per passeggiate al parco con la famiglia.
Questa cosa mi ha sempre colpito. Naturalmente capirete che ho provato in tutti i modi a riprendere la pecorella smarrita (potete immaginare due giganti del martirio di gonadi altrui come Enzuccio e Rotafixa, ognuno con le sue caratteristiche eh, che si confrontano) ma niente: quello il culo sul sellino non lo mette. Usa i mezzi pubblici, sì. Ma -incredibile- in casi eccezionali (orari assurdi, scioperi veri del tpl, altre ed eventuali) usa la macchina. Vorrei sottolineare che tra casa sua e la redazione ci sono 5,6 km, misurati con Google Maps.
Per cui, credetemi sulla parola: il successo della bici non avrà niente a che vedere con cause economiche o semplice calcolo di convenienza, finché il baluardo Enzuccio non verrà conquistato.