Veniamo tutti dal mito greco politeistico. Non raccontiamoci fesserie, anche se monoteistiche e bimillenarie. Il mito greco è ben dentro noi, molto più profondamente del successivo mito della fertile mezzaluna e limitrofie pastorali varie.
Sappiamo dunque tutti di Crono e del fatto che mangiasse i figli fatti con Rea.
Crono era uno dei figli di Urano e Gea, cioé cielo e terra. Anche Urano odiava i suoi figli e li nascondeva dentro Gea, che non riusciva a partorirli. Erano dodici, sei maschi e sei femmine. Crono era il più giovane dei maschi (Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto); le sorelle erano Tia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Teti.
In breve, Crono raccolse l’appello disperato di Gea e evirò il padre, Urano, gettandosi dietro le spalle il raccolto del falcetto.
Fratelli e sorelle (i Titani primigenii) si misero insieme. Da Crono e Rea nacquero gli dei moderni. Ultimo Zeus, a dar retta a Esiodo; primogenito invece secondo Omero (che però era un piacione e il mito di Zeus poteva essere pericoloso da maneggiare: meglio dirlo primo).
Sappiamo che Crono mangiava i suoi figli e che Zeus -facciamo che fosse l’ultimo- alla fine si salvò perché la madre Rea mise in bocca allo sposo un grosso sasso avvolto da panni.
Non molti sanno però che Rea chiese aiuto a Gea e (udite udite) a Urano, cioé lo stesso che dall’esilio fuori dal mondo e evirato aveva suggerito a suo figlio Crono come fare a togliersi dalle scatole il padre. Naturalmente la sua fu una vendetta.
Urano e Gea salvarono il nipote Zeus con i loro consigli alla figlia Rea.
Ma questo viene prima della storia di oggi di noi contemporanei. Noi non siamo ancora fuori dalle grinfie di Crono, pur avendo in passato (i tempi di Urano) mandato fuori dalla storia il Padre (le lotte socialiste dopo l’avvento dell’industria e la presa di coscienza post Marx anche nelle classi contadine della Russia zarista: insomma un po’ tutti noi poveracci, in lotta contro il padronato di vario stampo).
Adesso siamo ancora ai tempi di Crono: egli ha imparato dal passato e sta mangiando noi, i suoi figli.
Prima di Zeus, che poi liberò dallo stomaco di Crono suo padre tutte le sorelle e i fratelli, erano stati ingoiati dal dio-titano Estia, Demetra, Era, Poseidone e Ade.
Quando Zeus mandò in esilio Crono (neanche lui lo uccise), ebbe anche qualche problema a regnare su tutti gli déi e gli uomini, e dopo qualche battaglia vinse e regnò, ma sempre dovendo fare i conti con Poseidone e Ade, per non parlare della sorella-moglie Era: tra il lusco e il brusco, pur essendo dio delle cose visibili e governando cielo e terra, qualche grana pure notevole l’aveva. Non dico che fosse democrazia, sia mai -è roba di ben prima dei tentativi ateniesi-, ma assomiglia a un minimo di speranza di cavarsela anche se girano i pezzi grossi. Grossi dico per noi umani.
Ecco: a me pare invece che la nostra civiltà abbia riesumato Crono, colui che mangia i suoi figli indistintamente e per non avere problemi, e che ancora non ci sia la reazione dovuta e necessaria. Non vado in cerca uno Zeus: ma della reazione che è in noi e che ebbero i nostri recenti antenati nei confronti del padronato/Urano, e da cui dobbiamo comunque liberarci cercando la nostra strada di essere padroni di noi stessi.
L’Italia oggi mi sembra Crono, che mangia i suoi figli dal primo a (forse) l’ultimo, per non avere rivali e però negandosi il futuro chiamato storia.
Ammazziamo Crono? O, come fece Zeus, lo mandiamo in esilio eterno?
Peraltro, visto che siamo in periodo di beatificazioni, ricordo che Zeus esiliò il padre all’Isola dei Beati. Se ne sta lì e non ha mai più dato fastidio a nessuno.
[ps: oggi 8 aprile compio 50 anni, ne ho fatte di tutti i colori tra cui la vicenda delle biciclette ma in realtà penso solo al fatto che questo paese di merda mangi i suoi figli e debba finire in esilio, esiliato dai figli suoi]