L’indecisione

elezioni-comunali-2016a

Ammettiamolo: noi romani non sappiamo cosa fare, chi votare.

Gli indecisi sono obiettivamente la maggioranza. Chi ha un’opinione precisa su chi deve essere il prossimo sindaco di Roma (se anche questo incarico pubblico abbia un senso, dopo la cacciata di Marino) è altrettanto obiettivamente una minoranza. Oltre la metà dell’elettorato attivo non andrà a votare, nel restante 40 e spicci per cento la mente annaspa per una buona metà, i decisi neanche s’informano più: tanto hanno deciso. Nel frattempo siamo arrivati all’ultima settimana prima del voto. Provo quindi a mettere in fila qualche pensiero, magari può essere di spunto. Naturalmente il mio interesse concreto è diretto inesorabilmente alla modifica dell’uso delle strade, la nostra ultima agorà. La mobilità moderna,quella che altrove già accade. Pensieri semplici, premetto.

Sono un uomo di sinistra. Non mi interessa la vulgata secondo cui sinistra e destra non esistono più, per me è una sonorissima cazzata: mai smetteranno di esistere coloro che vogliono vedere cosa ci sia dietro l’angolo, mai smetteranno di esistere coloro che l’angolo lo arredano convinti che la vita sia quella. Non considero dunque i candidati di destra.

Dal lato “””progressista””” ci sarebbero Fassina, Giachetti, Raggi. Con il loro portato alle spalle, compreso Fassina che considero l’unica persona con una stuttura disorganizzata alle spalle (e questo è un bonus). Naturalmente ho letto i loro programmi, consapevole che il prima non è mai uguale al dopo.

Stefano Fassina è istintivamente e ragionatamente la mia scelta. Ho però, e quelli come me hanno,  un problemino non di poco conto: malgrado le qualità personali e la preparazione politica, negli anni ’10 del terzo millennio in Italia la sinistra “rossa” si trova in una posizione di assoluta esiguità: è un’evidenza. Magari avesse il 50% più un voto, ma credo che non sia questo il momento. E ho bisogno di un borgomastro che rimetta mano a Roma. Il programma di Fassina sulla ciclabilità ha incorporato integralmente i punti proposti da SalvaICiclisti. C’è un’alta probabilità che voti per lui al primo turno.

Roberto Giachetti: un brav’uomo ma con alle spalle l’inferno affaristico/antietico chiamato Partito Democratico. Qui devo tenere a bada i miei istinti assassini e cercare di ragionare a mente fredda. Ho letto la parte mobilità del programma e in sintesi lo trovo “sviluppista”: più questo, più quello, mai una parola sul “meno”, che poi è il nucleo fondante di una strategia per la ciclabilità. Per esempio, non una parola su “meno automobili, meno o nessuna doppia fila, meno parcheggi”. Anzi sui parcheggi, silos Termini compreso (sponsor: Pd, appunto. Unico in Europa. Folllia affaristica seconda solo alla MetroC) si propone una facilitazione, e non un netto sfavore. Una mancanza di visione ovvia, in quell’organizzazione. C’è la sensazione (e in questo l’esperienza pregressa aiuta moltissimo) che abbia inserito la ciclabilità per dovere di propaganda e non per seria convinzione. Non ha colto niente (solo un tweet di adesione, smentito dal programma) delle proposte di SalvaICiclisti.

[A margine, inserisco una nota polemica: nell’ultima amministrazione romana abbiamo avuto anche espressioni di quella parte politica come questo figuro: e a mia domanda diretta, il candidato Giachetti non ha voluto smentire quanto affermato da costui]

Virginia Raggi. Qui il discorso si fa complesso. Il soggetto politico che ha alle spalle, il Movimento 5 Stelle, ha preoccupato molti, negli anni. La persona mi pare eccezionalmente determinata e pulita, direi anche dura e determinata: capace. Nel suo programma ha inserito di fatto (con qualche aggiustamento lessicale) i punti proposti da SalvaICiclisti. Resta il salto nel buio del dare fiducia a un M5S che ha aspetti preoccupanti o repellenti (un certo sceriffismo, una certa inclinazione a non rifiutare rottami destrorsi). Un argomento monstre che davvero non so come maneggiare, anche per mancanza di frequentazione e dunque parametri. Le mie e nostre letture di quel pezzo di società sono dovute essenzialmente all’informazione, che -e lo dico da professionista- nei nostri anni è pesantemente drogata: non resta che affidarsi all’istinto, con tutte le sue fallacità.

Si cambia dunque campo: dal terreno della politica amministrativa si passa a quello dell’umanistica applicata. E’ necessaria una figura apicale? Per me, tendenzialmente anarchico, no; secondo l’attuale sistema sì. Non posso dunque fare a meno di considerare l’onda di questo mare. E’ in grado il M5S di esprimere una figura apicale di amministrazione? Pioggia di asini sulla domanda. Provo a ragionare: siamo di fronte a una proposta inedita in Italia: vero o no che sia, quella gente si pone come l’uomo comune, che un po’ riecheggia l’esperienza, giustamente fallita, gianniniana dell’uomo qualunque.

Ma Virginia Raggi? Sono costretto a dire che mi convince: e non vorrei dirlo perché rifuggo dall’apicalismo, dal leaderismo, dal focus sulla persona singola. Ma lo dico senza vergognarmene. La sto osservando da tempo, un po’ da estraneo. Ma non mi sembra un’estranea. E’ un po’ strano quello che induce quell’esile donna: pur appartenendo a un’esperienza che io sento aliena, mi sembra una parente. Una ragazza di San Giovanni, che se non avesse 37 anni (io ne ho 52) avrei probabilmente trovato nella compagnia (si diceva così negli anni ’80) di via Tommaso da Celano che da pischello frequentavo (e, tra parentesi: tra quegli allora pischelli ci sono persone che hanno fatto strada nella vita, quindi non riduciamo il pischellame a giocattolo).

Basta una sensazione per dare fiducia? Ognuno si risponda, e qui resta la radice dell’indecisione che dà il titolo al post e che sento come collettiva. Sottolineo che, pur essendo Virginia un bersaglio non da colpire ma da abbattere, gli altri competitori non hanno finora trovato armi utili: direi che, essendo gli avversari (le strutture dietro le persone) dei professionisti del killeraggio, i loro tentativi fallimentari gettano a ogni puntata una luce positiva sulla candidata Raggi.

Però sento una verità di fondo in questo momento assurdo: so per certo cosa sia, e quanto vada evitata con la massima cura, la strada vecchia. Dunque non ho nessuna paura di andare lungo la strada nuova.

Credo proprio che al primo turno darò forza a Stefano, e al secondo -se mai ci sarà- darò fiducia a Virginia. Ho una sola alternativa alla scelta attiva: andare a votare e annullare la scheda, adottando dunque la linea della scelta passiva. Sono sicuro che molti come me siano da tempo di fronte a questa scelta e lo trovo un bene, perché quanto meno rivitalizza un po’ l’esangue corpo della partecipazione delegante.

Di una sola cosa sono certo: non smetterò mai di praticare e indicare l’azione diretta, perché la delega non fa parte della mia struttura: sono solo costretto a considerarla dallo stato di necessità.

 

6 pensieri su “L’indecisione

  1. non voto a Roma ma, non avrei bubbi, Virginia. Perché? Non vedo sinistra, nemmeno in Fassina che, come hai detto se avesse il 50+1 sarebbe un discorso a parte ma, visto e considerato che, dovrebbe per forza di cosa fare coalizione con il PD, il quale ha tutt’altri interessi, senza rivangare le storie di Marino delle quali oramai divenute storia della politica romana e che, hanno evidenziato la prepotenza di certi vertici del PD, gli stessi non cambieranno con qualsiasi altro candidato da loro imposto.

  2. non voto a Roma ma, non avrei bubbi, Virginia. Perché? Non vedo sinistra, nemmeno in Fassina che, come hai detto se avesse il 50+1 sarebbe un discorso a parte ma, visto e considerato che, dovrebbe per forza di cosa fare coalizione con il PD, il quale ha tutt’altri interessi, senza rivangare le storie di Marino delle quali oramai divenute storia della politica romana e che, hanno evidenziato la prepotenza di certi vertici del PD, gli stessi non cambieranno con qualsiasi altro candidato da loro imposto.

  3. È una campagna elettorale sui generis. Scialba come i candidati che la (ri)animano ai limiti dell’accanimento terapeutico.
    tuttavia: leggo i programmi online di Giachetti e Raggi. Giachetti pone i punti del programma in primo piano sul suo sito, e sono proposte chiare e pragmatiche (su cui naturalmente si può concordare o meno) che includono proposte realizzabili inerenti trasporto pubblico e mobilità incluse le bici.
    Raggi: su google cercando “raggi roma programma” (come ho fatto per Giachetti) esce beppegrilloblog, poi molto più in basso il sito della candidata; sul quale in primo piano campeggia il solito slogan del genere “mandiamoliacasa”. Solo con ulteriori passaggi si accede a un programma molto generico, d’indirizzo generale, in cui una voce per me fondamentale, la Cultura, compare all’ultimo posto e inclusa in un pacchetto “arte sport cultura” (a Roma!).
    Premesso che per l’ennesima volta mi trovo a dover scegliere il meno peggio, e questo è drammatico, credo che una situazione complessa come Roma non possa essere gestita con improvvisazione né senza una profonda conoscenza delle dinamiche della politica. Marino è stato un pessimo amministratore, e avere pedonalizzato i Fori non lo rende, di per sé, un bravo sindaco… La Raggi non mi sembra avere una visione articolata e personale delle problematiche della città, sembra più che altro prendere in prestito un po’ di idee qua e là (comprese quelle sulla mobilità, es. Salvaciclisti) senza cognizione. Forse in una piccola cittadina per far bene il sindaco può bastare essere onesti, ma per una grande città serve capacità politica (esiste, sì, anche la buona politica; esistono persone che hanno passione per la cosa pubblica, da tanto tempo e non per avere avuto un’occasione fortuita di salire sul proscenio).

  4. È una campagna elettorale sui generis. Scialba come i candidati che la (ri)animano ai limiti dell’accanimento terapeutico.
    tuttavia: leggo i programmi online di Giachetti e Raggi. Giachetti pone i punti del programma in primo piano sul suo sito, e sono proposte chiare e pragmatiche (su cui naturalmente si può concordare o meno) che includono proposte realizzabili inerenti trasporto pubblico e mobilità incluse le bici.
    Raggi: su google cercando “raggi roma programma” (come ho fatto per Giachetti) esce beppegrilloblog, poi molto più in basso il sito della candidata; sul quale in primo piano campeggia il solito slogan del genere “mandiamoliacasa”. Solo con ulteriori passaggi si accede a un programma molto generico, d’indirizzo generale, in cui una voce per me fondamentale, la Cultura, compare all’ultimo posto e inclusa in un pacchetto “arte sport cultura” (a Roma!).
    Premesso che per l’ennesima volta mi trovo a dover scegliere il meno peggio, e questo è drammatico, credo che una situazione complessa come Roma non possa essere gestita con improvvisazione né senza una profonda conoscenza delle dinamiche della politica. Marino è stato un pessimo amministratore, e avere pedonalizzato i Fori non lo rende, di per sé, un bravo sindaco… La Raggi non mi sembra avere una visione articolata e personale delle problematiche della città, sembra più che altro prendere in prestito un po’ di idee qua e là (comprese quelle sulla mobilità, es. Salvaciclisti) senza cognizione. Forse in una piccola cittadina per far bene il sindaco può bastare essere onesti, ma per una grande città serve capacità politica (esiste, sì, anche la buona politica; esistono persone che hanno passione per la cosa pubblica, da tanto tempo e non per avere avuto un’occasione fortuita di salire sul proscenio).

  5. UNO DEI CANDIDATI 2016 A SINDACO DI ROMA. R.G. è uno dei cavalli concorrenti, di razza impoltronato. Nel 2016 corre con la scuderia “Senato”. Dal 1994 al 2000 ha corso con la scuderia “Campidoglio”. Nel “Rapporto alla città” (2001), alla voce “Il trasporto pubblico” sostiene che hanno utilizzato, in 5 anni: 9.000 miliardi di lire investiti nel settore della mobilità e trasporti, con l’aggiunta dei 1.000 miliardi del giubileo serviti a rinnovare e potenziare il parco di autobus e tram circolanti, diventano 10.000 miliardi di lire, il “più grande piano mai realizzato nella mobilità in una città italiana.” Attivata la linea tram 8 ed “E’ già previsto il completamento della linea fino a Termini.” (1) (L’8 venne attivato anche sulle ceneri dello storico tram della linea 13 – L.go Preneste-P.za San Giovanni di Dio. Alla fine, le linee tranviarie romane si ridussero a 6.) (2) Rinnovata la ferrovia S. Pietro-Viterbo, FM3, “diventata una autentica linea metropolitana di superficie di moderna concezione.” (Frequenza 15 minuti. All’epoca la frequenza della rete tranviaria parigina era, al massimo, 7 minuti).(3) Nei 10.000 miliardi di lire rientra la costruzione dei nuovi parcheggi di scambio lungo la metropolitana per offrire la possibilità di lunga sosta alle auto private (Laurentina, Magliana e Ponte Mammolo) e la rete delle linee J destinata a integrare l’offerta dell’Atac. Fine della voce “Il trasporto pubblico” del 2001. Dopo appena 3 anni – 2004 – il nuovo Sindaco inizia a chiedere al PCM-Presidente Consiglio dei Ministri, del polo politico avverso, la dichiarazione della emergenza a Roma da traffico e mobilità, ma non l’ottiene. La otterrà nel 2006, dal nuovo PCM, dopo pochi giorni di governo (DPCM 4.8.2006). Nel 2016 a Roma non sono buone le condizioni di vita e l’ambiente della città consegnata alla mobilità dei 1.022 veicoli ogni 1.000 abitanti (esclusa la massa dei pendolari e dei turisti: è sempre più difficile respirare, muoversi, lavorare, conoscere, crescere, divertirsi, aiutarsi, sostenersi e rispettare le regole; sulle strade romane si continua a morire e gli attraversamenti pedonali sono autentiche trappole mortali.

    (1) 15 anni dopo – 2016 – durante la campagna elettorale televisiva, nella trasmissione “Piazza pulita”, R.G. ha sostenuto l’ipotesi del tram 8 fino a Termini. (2) Il sedime dei 4,5 km. della linea abbandonata doveva diventare “pista ciclabile”; ma, come “pista ciclabile”, vedrà la luce dopo 14 (quattordici) anni: 2014. (3) Alla vigilia dell’Anno Santo del 1950 ai mezzi del tp romano eliminarono le lettere sostituendole con i numeri; alla vigilia dell’Anno Santo 2000, ad alcune linee del tp hanno cambiato la numerazione; quella dei tram è diventata 2,3,5,8,14 e 19.)

  6. UNO DEI CANDIDATI 2016 A SINDACO DI ROMA. R.G. è uno dei cavalli concorrenti, di razza impoltronato. Nel 2016 corre con la scuderia “Senato”. Dal 1994 al 2000 ha corso con la scuderia “Campidoglio”. Nel “Rapporto alla città” (2001), alla voce “Il trasporto pubblico” sostiene che hanno utilizzato, in 5 anni: 9.000 miliardi di lire investiti nel settore della mobilità e trasporti, con l’aggiunta dei 1.000 miliardi del giubileo serviti a rinnovare e potenziare il parco di autobus e tram circolanti, diventano 10.000 miliardi di lire, il “più grande piano mai realizzato nella mobilità in una città italiana.” Attivata la linea tram 8 ed “E’ già previsto il completamento della linea fino a Termini.” (1) (L’8 venne attivato anche sulle ceneri dello storico tram della linea 13 – L.go Preneste-P.za San Giovanni di Dio. Alla fine, le linee tranviarie romane si ridussero a 6.) (2) Rinnovata la ferrovia S. Pietro-Viterbo, FM3, “diventata una autentica linea metropolitana di superficie di moderna concezione.” (Frequenza 15 minuti. All’epoca la frequenza della rete tranviaria parigina era, al massimo, 7 minuti).(3) Nei 10.000 miliardi di lire rientra la costruzione dei nuovi parcheggi di scambio lungo la metropolitana per offrire la possibilità di lunga sosta alle auto private (Laurentina, Magliana e Ponte Mammolo) e la rete delle linee J destinata a integrare l’offerta dell’Atac. Fine della voce “Il trasporto pubblico” del 2001. Dopo appena 3 anni – 2004 – il nuovo Sindaco inizia a chiedere al PCM-Presidente Consiglio dei Ministri, del polo politico avverso, la dichiarazione della emergenza a Roma da traffico e mobilità, ma non l’ottiene. La otterrà nel 2006, dal nuovo PCM, dopo pochi giorni di governo (DPCM 4.8.2006). Nel 2016 a Roma non sono buone le condizioni di vita e l’ambiente della città consegnata alla mobilità dei 1.022 veicoli ogni 1.000 abitanti (esclusa la massa dei pendolari e dei turisti: è sempre più difficile respirare, muoversi, lavorare, conoscere, crescere, divertirsi, aiutarsi, sostenersi e rispettare le regole; sulle strade romane si continua a morire e gli attraversamenti pedonali sono autentiche trappole mortali.

    (1) 15 anni dopo – 2016 – durante la campagna elettorale televisiva, nella trasmissione “Piazza pulita”, R.G. ha sostenuto l’ipotesi del tram 8 fino a Termini. (2) Il sedime dei 4,5 km. della linea abbandonata doveva diventare “pista ciclabile”; ma, come “pista ciclabile”, vedrà la luce dopo 14 (quattordici) anni: 2014. (3) Alla vigilia dell’Anno Santo del 1950 ai mezzi del tp romano eliminarono le lettere sostituendole con i numeri; alla vigilia dell’Anno Santo 2000, ad alcune linee del tp hanno cambiato la numerazione; quella dei tram è diventata 2,3,5,8,14 e 19.)

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