Antefatto: la maggiore stazione italiana, Roma Termini, non ha nessuno stallo per le biciclette.
Zero stalli nel principale scalo ferroviario di un paese che dicono sia ancora nel G8, qualsiasi cosa significhi. Un numero così fulminante, lo zero, che non lascia alcuno spazio alla dialettica.
Questo fatto è stato improvvisamente riportato all’attenzione dei cicloattivisti indigeni da un brutale intervento della polizia locale, che recentemente ha sequestrato e portato in deposito 37 biciclette agganciate al lungo parapedonale metallico davanti all’enorme pensilina ondulata della stazione, popolarmente conosciuta come “il dinosauro”. L’azione, si è appreso, era stata richiesta da Grandi Stazioni dopo un servizio tv borghesemente scandalizzato dalla mancanza di decoro eccetera.
Da Termini passano 480.000 persone al giorno, è il quinto scalo ferroviario europeo, snodo delle metro A e B e con il capolinea del trasporto pubblico di superficie più grande della capitale. E sempre a zero stalli per bici si ferma l’evidenza. Un’ulteriore stranezza è nel fatto che piazza dei Cinquecento non è in possesso della città ma dall’ente Ferrovie a partire dal 1863: i binari arrivavano fino al viale antistante; poi furono arretrati ma la concessione secolare resta misteriosamente all’entità Ferrovie.
Zero inizia per Z: si decide quindi di imitare una famosa performance di Frank Zappa, che a 22 anni andò in un programma tv -questo non scandalistico, ma basta la presenza di Frankie per fare scandalo in ogni occasione- a suonare con bacchette da batteria una bicicletta.
Non si può sopportare che il maggior scalo ferroviario italiano abbia zero stalli per le bici, ci si debba arrangiare e, a unire beffa a danno, si possa immaginare di aggiungere alla categoria dei ladri di biciclette, oltre ai soliti poveracci e tossici, anche delle persone in divisa per di più istigate da un’ente ferroviario di fatto proprietario di un pezzo di città.
Il ciclista romano è un animale che, per via dell’ambiente ostile in cui è immerso, sa reagire prontamente alle negatività che via via gli si presentano: un rapido tam tam chiama a raccolta una sessantina di persone, sabato scorso, per replicare nel nostro piccolo la performance del maestro di provocazioni, organizzare un flash mob e andare a cantar chiaro, anzi a suonare, il nostro diciamo disappunto all’ennesimo Oscuro Signore che ci funesta la vita, in questo caso l’entità Ferrovie.
Organizzazione minuziosa: il flash mob sarà di due minuti, tempo stimato utile a non innervosire inutilmente esercito e polizie varie che si ergono a scudo contro le minacce dell’Isis, dalle 18,07 alle 18,09; si entra da quattro punti d’accesso divisi in gruppi secondo l’ultima cifra del numero di telefono, riunione sotto il grande tabellone centrale ma distanziati di circa due metri l’uno dall’altro per non intralciare i viaggiatori, tutti con la sveglia puntata e al suo suono si girano le bici e si comincia a suonare Zappa’s way.
Una dolce cacofonia ha sommerso l’usuale brusio di Termini, quasi tutti i passanti si sono fermati a fare i video della sorpresina, la gente in divisa non è intervenuta se non a flash mob finito ma senza inutili tensioni. Perfetto.
E’ mai possibile che occorra inscenare queste buffonate per far installare delle maledettissime rastrelliere a Roma Termini? Anche considerando che l’Entità ha invece agito prontamente nella costruzione di un parcheggio per oltre 1.400 auto sul tetto della stazione, in totale controtendenza sull’allontanamento delle auto dai centri storici ormai affermato nell’Europa moderna. Già, le bici non pagano, vanno bene solo per il greenwashing.