L’edizione 2019 della Ciemmona, la Critical mass “intergalattica” nata a Roma nel 2003, è stata sbalorditiva. Non tanto per i numeri ma per le reazioni degli automobilisti bloccati. Sia per esperienza sia per un fondo di disincanto cinico è difficile che resti sorpreso da qualcosa durante una critical mass. Ho partecipato a decine di Cm e a tutte le Ciemmone romane e le dinamiche sono sempre state le stesse: noi mostriamo la nostra soluzione al traffico, il traffico la interpreta come problema e non come soluzione, in breve si sviluppano focolai di tensione che a volte arrivano fino allo scontro fisico; non vere risse ma qualche schiaffo si verifica, spintonamenti, danni alle auto e alle bici, e ricordo un tizio che agitò una pistola per aria. Da parte nostra sfottò a decine, a volte aggressivi, raramente molto aggressivi.
Quest’anno è stato sbalorditivo, ripeto, vedere un atteggiamento opposto soprattutto da parte di chi era in strada con mezzi a motore e si è trovato improvvisamente circondato e bloccato da una baraonda per loro incomprensibile di tanta strana gente in bici.
Un’ avvisaglia potevo percepirla il giorno prima, nel corso della Cm normale: siamo passati da punti potenzialmente irritanti (Viminale, palazzo Chigi, Fori imperiali pieni di mezzi dell’esercito per la sfilata del 2 giugno) e non ci sono stati momenti di tensione neanche con i vari operatori in divisa, né con gli automobilisti: pensavo che si trattasse di un caso fortunato.
Il giorno dopo invece realizzo improvvisamente che qualcosa sembrava essere cambiato: partiti abbastanza in sordina dal quartiere San Paolo, quasi subito ci dirigiamo verso la Cristoforo Colombo, che è una specie di autostrada urbana modello Los Angeles. Prima in corsia laterale e poco dopo inversione di marcia verso il centro e occupazione della corsia centrale: centinaia di mezzi a motore immediatamente intasati dalla nostra azione e dal loro ingombro. Lì si verifica la cosa che ancora mi fa drizzare i peli delle braccia: decine di automobilisti obbiettivamente molestati nel loro andare hanno cominciato a suonare il claxon festosamente, parecchi sorrisi, pollici alzati, indice e medio alzati nel verso giusto, quello di vittoria; in diversi sono scesi a osservare lo spettacolo, alcuni genitori, hanno issato i pargoli sul tetto delle auto, ragazzine e ragazzini festanti. Non tutti così, però il massimo del sentimento negativo era di evidente rassegnazione al nostro passaggio. Scontri praticamente assenti e ripeto: sto parlando di un’autostrada urbana che collega Roma al mare. L’apoteosi con una coppia di sposi: hanno brindato con noi, complice una Peroni fatta circolare di mano in mano, selfie, baci: un pezzo di matrimonio si è trasferito in strada. Il giorno dopo i due scrivono a Critical Mass Roma: “Abbiamo provato davvero una bella emozione avere tante persone che applaudivano e chiedevano il bacio! Vorremo ringraziarvi tutti, siete proprio fantastici”. Sono cose che non ho mai visto.
Non saprei a cosa attribuire questo improvviso ribaltamento di situazione. Non è una mia isolata impressione ma uno stupore condiviso che ho registrato con molti altri partecipanti, anche nei giorni successivi. Qualcosa sembra essere cambiato nella testa dei singoli. Forse sbaglio ma potrebbe darsi che ci sia una sorta di “effetto Greta” in corso, qui in Italia anche rafforzato dal maggio più freddo e piovoso che si ricordi. Sarò anche un ingenuo a pensarlo ma credo che ci siamo imbattuti -fortuitamente- in un primo timido segnale di presa di coscienza collettiva.