Rolling shit

Sto seguendo, un po’ da lontano ma con sentimenti che spaziano dal disgusto alla rabbia, la stupidissima polemica sollevata da un recente post del sito di Rolling Stone. Il magazine online, nella scia della moda del basso web di di oggi (spargere veleno) si è lanciato in una paternale rivolta, ma pensa un po’, alla gente che circola in bicicletta, inserendola come ogni beato incosciente sotto il generico nome di “ciclisti”, intendendo evidentemente non solo i gruppi sportivi ma praticamente tutti coloro che pedalano a vario titolo.

Il post si annuncia autoreferenziale: il titolo è “Cadono come mosche e non sanno stare in fila. Chi sono?”, ed è di due settimane fa ma sta continuando a circolare tra i vilipesi, ancora sconcertati dall’attacco a freddo, insensato, immotivato. L’ho letto solo attraverso gli ampi stralci riportati dai molti che hanno reagito indignati (tra questi il ct della nazionale di ciclismo, Davide Cassani, e la Fondazione Scarponi, creatura del fratello di Michele, Marco Scarponi, nata dopo la morte sotto un furgone del campione italiano).

Non l’ho letto alla fonte per un motivo banale: sul mio computer ho Adblock, e collegandomi alla pagina appare il messaggio “se sei arrivato qui è segno che apprezzi il nostro giornalismo e quindi leva il blocco”. Ora, non solo non apprezzo il loro giornalismo ma mi spingo fino a non considerarlo tale, quindi non levo una beneamata mazza. E seguo le vicende dei miei compagni di lotta, che scrivono indignati al direttore della rivista, il quale aggiunge chiodi alla bara della logica, ribadendo che la caterva di insulti a morti e feriti in strada, e nel caso dei morti ai parenti che hanno subito il lutto, sarebbe “ironia”. Che risate.

Smetto qui di considerare il caso di specie, solo l’ennesimo episodio di una serie che sembra andare di moda però stavolta davvero sguaiato e totalmente gratuito. Vorrei ragionare su quali siano le cause che spingono alcuni primati dotati di lessico a molestare spesso gente che di suo è la più leggera e innocua sulle strade italiane.

Perché lo fanno? Perché fanno rotolare tutta questa shit? Una prima possibile risposta è in ciò che chiamo “rancore del prigioniero”: vedendo in atto una liberazione, il prigioniero ne soffre, sente acuire l’ingiustizia nei suoi confronti e prova rancore per il liberato mentre lui è ancora in catene.

Un’altra, meno incomprensibile, è la “concorrenza”: siamo specie diverse che si contendono lo stesso territorio, è comprensibile che ci sia lotta per lo spazio, e infatti chi come me si sposta in bici lotta per farlo, quindi capisco; però nessuno di noi augura la morte violenta in strada, né ha la possibilità di metterla in atto. Però forse a questo punto qualche manrovescio sulle labbra degli idioti che scrivono “avete una pulsione al suicidio” ci starebbe pure, se non avessi la maledizione del pacifismo addosso. Altra possibile spiegazione, che in realtà si aggiunge alle due sopra, è la “vigliaccheria della folla”: ancora oggi chi si sposta in macchina è una maggioranza, lo sa e lo sente, di conseguenza si sente autorizzata ad adottarela praticasquadrista del branco che attacca l’avversario numericamente inferiore.

Tornando al caso di Rolling Stone, quella testata ogni tanto se n’esce con pezzi provocatori per aumentare gli accessi al sito. Non ho idea se sia per guadagno, per emergere dal rumore del web, perché sia estate e il pezzo cretino è un must; non saprei dire. Però tirare questo calcio all’inguine del sorpreso passante pare che abbia raggiunto il risultato di ottenere un picco di collegamenti, poco importa se di gente sconcertata dalla brutalità degli argomenti o di homini salviniensis alla ricerca dell’ennesimo pestaggio via schermo, tuttavia dato lo scarso seguito ritengo che si tratti della prima categoria, mentre la seconda è già ben nutrita dall’originale e trova decine di sfoghi giornalieri.

Continuo a trovare sconcertante il dilagare del meccanismo perverso che più o meno segue questa dinamica: dico una castroneria stellare, assolutamente fuori dalla realtà, e contemporaneamente rivendico il mio ruolo coraggioso di andare contro ogni senso comune, cercando l’applauso di altri mentecatti che inneggiano al mio gran fegato di dire cazzate galattiche in mondovisione e senza neanche arrossire. Vi ricorda qualcuno al governo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.