Prima di iniziare a leggere vorrei che faceste caso all’aria che respirate. Pulita, vero?
Dal momento della glaciazione che ha colpito l’antropocene abbiamo assistito a dei fenomeni che non avremmo mai creduto possibili nella nostra esperienza della realtà. Abbiamo visto chiaramente il fondo dei canali di Venezia e abbiamo scoperto con meraviglia che ci sono i pesci. Venezia è nota in tutto il pianeta, e tutto il mondo ha visto quelle immagini. A Roma si è vista l’erba crescere tra i sanpietrini di piazza Navona; avete fatto caso al ponte crollato sul fiume Magra: l’acqua, sotto quella grossa fettuccina scotta, era cristallina come il Magra solitamente non è.
Stiamo vivendo, come specie, uno shock mondiale improvviso e collettivo. Come ci stiamo comportando? Come sempre, e per sempre. Al pari dei nostri antenati della savana, in giro per le loro faccende: all’improvviso si ode il ruggito del leone e la tribù si ferma, pietrificata, ghiacciata appunto nell’istante in cui stava facendo ciò che faceva. Tutto cambia in quel momento e la prima e unica occupazione della tribù, qualunque fosse la missione del momento, diventa “salvarsi dal leone”.
Il Covid 19 in questo momento ha assunto il ruolo del leone. La tribù è ferma e sta ragionando su come scamparla, cosa in cui peraltro siamo bravissimi.
In questa situazione negli ultimi giorni s’è anche udito più volte il latrato della iena: il cosiddetto mondo produttivo scalpita per continuare ad esistere. Questo è naturale, ogni specie di questo pianeta lotta per la sopravvivenza e spesso a scapito delle altre. Ma è sull’ultimo latrato che vorrei focalizzare l’attenzione. In due articoli su grandi quotidiani nazionali si è recentemente sostenuto, dando voce ai produttori di autovetture, che all’indomani della crisi l’automobile “tornerà a essere centrale” negli spostamenti ovunque, anche nelle zone attualmente precluse delle città, e ciò proprio per la maggior sicurezza di isolamento rispetto al mezzo pubblico. L’esempio più intrinsecamente malvagio, a mio modo di vedere, lo offre un pezzo sul “Sole 24 Ore”: è stata cercata la parola di tre esperti del settore che hanno usato toni elevatissimi per recuperare il terreno perduto dal mezzo che dà loro sostentamento. Ne traggo alcuni.
“L’auto guiderà la rinnovata libertà sociale”. “L’auto rappresenterà il mezzo più sicuro perché non saremo a stretto contatto con gli altri”.
Un passaggio è particolarmente illuminante per capire fino a che punto costoro siano totalmente alieni al resto dell’umanità, vi prego di apprezzarlo appieno, così come state facendo adesso con l’aria pulita che inalate. “L’auto [è] una sorta di bolla pedonale, un habitat comodo, sano e sicuro. E non soltanto [come filtro antivirus] ma anche per l’enorme progresso tecnologico su cui vogliamo contare per aumentare la nostra sicurezza sia attiva che passiva”. A parlare è il responsabile del brand Fiat nel mondo.
Siamo di fronte a un grandissimo pericolo. L’attuale predatore, la iena, sta cercando di capire come guadagnare da ciò che gli lascerà il leone. Ha già stilato la sua strategia, la sta esponendo goccia a goccia e in un mondo palesemente distratto. Non è marketing, è strategia che deriva dalla quasi inevitabile flessione del trasporto pubblico almeno in un primo momento. Noi, la tribù ghiacciata dal ruggito, deve dedicare una quota dell’attenzione anche al latrato della iena. Accanto a noi nella savana non c’è l’alleato, c’è un altro nemico che vuole la nostra pelle.