Una visita in autoscuola

Sono in Sicilia e sto tornando verso casa mia con un grosso carico di birre nel carrello posteriore della bici che ho qui. Passo per una strada che di solito non faccio ma che di questi tempi è abbastanza libera per l’assenza di turismo che ha stravolto le abitudini anche di questo paesino di mare. Mi attira una scritta che non avevo mai visto prima, An.Ti.Pa: è un’autoscuola e rimango immediatamente estasiato dall’appropriatezza fonetica di un servizio del genere, per lo meno nella mia particolare visione del mondo. Fuori è appeso un cartello bello grande che invita a rinnovare la patente lì da loro e mi viene in mente l’idea di farlo: intendo “rinnovare-la-patente”, una cosa che non mi saltava in testa da anni per palese indifferenza. Decido quindi di fare questa fesseria, per vedere che cosa mi succederà: la mia, presa pochissimo tempo dopo il mio diciottesimo compleanno come si usava negli anni ’80, e del vecchio tipo (con quella della macchina si poteva guidare ogni tipo di moto, e questo era il mio interesse di allora) era scaduta nel 2016, l’avevo rinnovata credo una decina di anni prima dopo un periodo abbastanza lungo di altrettanta indifferenza. Non guido mezzi a motore dal 2002. Insomma non mi serve a niente ma la mia famiglia mi ripeteva di tanto in tanto che era una fesseria lasciar marcire un documento che avrebbe potuto rivelare una sua qualche utilità in sporadiche eventualità. Ma più di tutto mi affascina in questo caso farmi rinnovare quest’affare dal signor, o signora, Antipa. E’ perfetto, l’occasione giusta per questo atto insensato e situazionista.

Entro quindi per esporre la situazione. “E’ scaduta da un po’”, dico. Il signor, ma c’è anche una signora, Antipa chiede “da quanto?” Non lo ricordavo, gliela mostro (la porto con me come una specie di memento) e spalanca gli occhi. Gli spiego che non è che mi serva a granché ma visto che prevedo di restare in zona per più di un mese magari posso fare questo passo, visto che sono residente.

Alcuni momenti per decidere la strategia. “Normalmente andrebbe rifatta daccapo, ma un modo in realtà -per evitare gli esami e quant’altro, nota mia- c’è”. Si tratta di dichiarare che non mi ero accorto per sbadataggine della cosa, e dovrei portare due testimoni che attestino il fatto che io so ancora guidare e che l’ho fatto almeno saltuariamente; devo anche produrre dei documenti di un veicolo indicandolo come quello saltuariamente guidato. Naturalmente anche un esame medico che attesti che ci vedo e che non ho malattie. La motorizzazione, dice Antipa che in realtà si rivela simpaticissimo, “normalmente accetta questa sorta di scuse per la sbadataggine e non si incaponisce nel costringere la gente a fare di nuovo tutta la trafila”: si vedrà, nel frattempo incardino la pratica. E cominciano a uscire soldi su soldi: 90 euro per il rinnovo, 50 per la visita medica, 45 per una serie di servizi aggiuntivi legati alla mia particolare situazione, e 70 di servizi diciamo di base dell’autoscuola.

Ero preparato a un esborso e pensavo che fosse elevato, quale in realtà è, ed era proprio ciò che in fin dei conti volevo verificare. Ma mi stupisce sempre la quantità di soldi che gli italiani fanno fioccare dalla finestra per una cosa tutto sommato evitabile come l’Automobile. Quest’attrezzo, ma vale anche per le motociclette, riesce a succhiare risorse in ogni modo. Avevo rimosso l’esistenza di questa semplice quanto raffinata forma di molestia lasciata passare per inevitabile. Trovo comunque estasiante constatare i vertici funambolici raggiunti dall’Italia per consentire alla gente di guidare, qualsiasi fesseria faccia.

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