In “Senza domani”, film con Tom Cruise, la solita invasione aliena occupa la Terra a partire dall’Europa. Il solito esercito umano Usa, pianifica la riscossa. C’è anche una mappa digitale. E l’Europa è invasa ovunque, persino in Italia. Ma in Italia l’invasione non scende sotto Firenze, a occhio alle porte di Roma, non so se per motivi di spazio o altro. Nel caso fosse altro la mia immaginazione ha campo libero. Forse un campo di forze impenetrabile che non consente a nessuno, neanche agli alieni, di scendere sotto un certo parallelo almeno nello Stivale. Gli alieni vengono chiamati Mimic “per via della loro capacità di emulare le tattiche militari terrestri e sventarle”, (Wikipedia).
Ne film Cruise si trova in un loop temporale: vive e rivive daccapo le cose. Ogni volta fa un passo in avanti o più di uno ma alla fine viene ucciso dai Mimic e torna al punto di partenza. Alla fine salva il mondo come al solito. Ciò che m’interessa è il buco italiano e il ritorno dell’eroe alla casella di partenza. L’insieme dei due fenomeni sembra la condizione della battaglia contro l’automobile che una piccola parte di società sta conducendo, nello Stivale in questo caso ma è un’espressione planetaria che altrove conosce migliori esiti.
Qui da noi evidenzio alcuni fenomeni: a ogni passo in avanti che facciamo veniamo improvvisamente riportati indietro. Gli anni di ragionamenti ed evidenze portate per far leggere agli altri la vettura privata come un’invasione aliena delle nostre città -tutte, inderogabilmente, costruite molto prima dell’avvento della motorizzazione- vanno avanti per un po’, poi vengono schiacciate dal mostro invasore, che in questo caso è il settore automotive accoppiato alla sua arma migliore, la fascinazione del mezzo automobile sulla vittima che diventa così la sua migliore alleata. L’esempio classico è “l’automobile non serve nella massima parte dei casi”, ed ecco che i dati economici mettono in allarme governi, che si affrettano a sostenere il settore spacciando la carta dell’occupazione. E si ripete ancora, da Prodi in poi.
L’ultimo caso da tenere d’occhio è lo tsunami pandemia, che in tutto il mondo ha suggerito una rivisitazione profonda del nostro stare in vita. Timidamente si è affrontato il capitolo mobilità, si è scoperto che nelle aree inquinate il contagio ha maggior presa, al contempo il trasporto pubblico ha subito un tracollo, la gente si è rintanata in auto per difendersi dal contagio. Ancora timidamente, quando più quando meno, i governi stanno provando a diversificare i modi di spostamento ampliando lo spazio per la ciclabilità. E qui si verifica il “buco italiano” citato: anche da noi s’è fatta questa mossa ma allo stesso tempo sono stati stanziati centinaia di milioni, circa 610 finora, per l’acquisto di automobili anche diesel. E l’hanno chiamato, perfidamente (una mossa dei Mimic) “Ecobonus auto”. Fino a 10.000 euro a cranio. La mappa del film è falsa: i Mimic non hanno invaso l’Italia del centro e del sud perché era già invasa e le truppe dei buoni non lo sanno. Si sono installati dagli anni ’60 nel centro di comando italiano e da lì vanificano, appunto mimetizzandosi, ogni ripresa della civiltà umana. Lo nota Walter Tocci in “Roma come se”: ““L’impatto dell’automobile su Roma è la principale sciagura del Novecento, più duratura delle guerre e della dittatura”.
E’ interessante notare che il titolo del racconto originale giapponese da cui è stato tratto il film è “Live. Die. Repeat”. Che è un po’ quello che accade ai cicloattivisti. Sperando nel repeat.