Festa della bici per non fare la festa alla bici

Questa volta non si manifesta ma si fa festa. Il motivo è abbastanza semplice -e come sapete tutti la semplicità è la cosa più difficile da raggiungere, per gli adulti-: chi si muove in bici rappresenta l’unica fetta di popolazione che quando si sposta prova felicità.

E’ difficile per tutti ammettere apertamente che, vista nel suo complesso, la società italiana sia triste, quando non furiosa o preda di varie gradazioni di rabbia, nella pratica dello spostamento quotidiano. In fin dei conti anche noi che ci spostiamo in bici proviamo sentimenti negativi: ma questi nascono dal pericolo costante a cui siamo stati finora condannati in Italia, con abitudini di guida sostanzialmente criminali e che non accennano a diminuire o a essere anche solo parzialmente modificate. In un ambiente ideale lo spostamento in bici produce endorfine e il sorriso scaturisce naturale sulle labbra di chi pedala. In realtà io fischietto, perché quando sono contento mi piace ascoltare musica e non usando le cuffiette per avere anche l’udito ben lucido a fini di sopravvivenza sono costretto a produrre da me la musica che intendo ascoltare.

L’ambiente non è ideale in Italia. In un primo momento dopo il trauma del confinamento coatto causa Covid si era sperato che gli italiani avessero capito il valore assoluto del moto fisico, chiunque ricorda le lunghe file ai negozi di bici, svuotati in pochi giorni grazie agli incentivi ma si credeva anche grazie a quei momenti di libertà consegnatici dall’esercizio fisico in bici. Era illusione, naturalmente. Tutto è ripreso come e peggio di prima, città intasate quotidianamente, la mia in preda di continue trombosi nelle sue arterie intasate.

Inutilmente, peraltro: tonnellate di statistiche costanti ci raccontano da decenni che le automobili trasportano in media 1,2 persone e che nell’80% degli spostamenti individuali si percorrono 10 km.

Tutto inutile, gli italiani usano l’automobile come se fosse una bicicletta, ma non sorridono e sono pieni di guai, da quelli economici a quelli ben più seri dei danni a sé e agli altri e tutti provocati dall’abuso di un mezzo assurdo come l’automobile per spostarsi in città.

Uso indotto da decenni di lavaggio del cervello di un sistema incentrato su acquisto e dunque uso delle quattro ruote, laddove ne basterebbero ampiamente due a pedali per le necessità standard.

Sono decine per prove di questo incantesimo che attanaglia la società italiana convincendola che per muoversi ha bisogno di una quattroruote. L’ultima, sorprendente per me, è la congerie di articoli sul boom delle microcar elettriche: roba che non puoi portare in spalla, ha la capacità di carico delle mie due borse da bici, si ferma in coda come qualsiasi Suv e via dicendo. A Roma e provincia, mentre scrivo, siamo arrivati a 62 morti in strada e ognuno di questi ampiamente evitabile.

Non credo che usciremo da questo stato di incantesimo con interventi istituzionali, per il semplice fatto che il sistema basato sull’automobile è il primo contribuente fiscale italiano e chi strozzerebbe la gallina che dà le uova.

In questa condizione abbiamo deciso di festeggiare l’unico mezzo che di suo non ci dà problemi, con noi da un paio di secoli, dalla manutenzione vicina allo zero e in grado di percorrere molti km km solo mangiando una banana, o parecchie decine con una colazione robusta.

Il 3 giugno è il giorno identificato dall’Onu come Giornata mondiale della Bicicletta, ennesima buffonata che però almeno consente di segnare un giorno sul caledario, e guarda caso il giorno dopo la Festa della Repubblica che in Italia si festeggia facendo sfilare forze armate a bordo di mezzi militari di cielo e terra, quelli di mare sono esclusi sol perché la kermesse si svolge lungo via dell’Impero.

Il mezzo pacifico invece si concentrerà questo sabato lungo l’Appia Antica. Per tre ore di chiacchiere e svago dalle 10 alle 13 all’altezza del Quo Vadis, la domanda che Pietro rivolse a Gesù mentre scappava dalla persecuzione romana e che noi vorremmo rivolgere a tutti quegli sventurati che davvero credono all’automobile come mezzo di spostamento personale in città. In seguito alla festa di strada sulla via più antica del nostro paese ancora in funzione e abusata da mezzi a motore di ogni tipo, e in lizza per diventare patrimonio Unesco al pari del centro di Roma -ugualmente abusato- ci sposteremo sui prati adiacenti per un mega picnic collettivo e fare rifornimento al nostro mezzo preferito portando il metabolismo che lo muove al pieno di carburante. E’ consigliato portare cibo e bevande da condividere, oltre a un telo per stendersi comodamente sul prato. Strumenti musicali unplugged o elettrificati benvenuti, molti di noi biciclettari utilizzano delle casse bluethoot per ascoltare musica mentre si viaggia.

Si tratta di una festa ma l’abbiamo collegata al problema più gigantesco che l’umanità si trovi davanti, il cambiamento climatico causato dalle nostre rapaci abitudini. E’ anche stato messo sul sito festadellabicicletta.it a punto un documento scientifico che spiega come e perché la bicicletta sia il mezzo fondamentale per contribuire a far abbassare la febbre al pianeta.

Noi sappiamo che rimarremo inascoltati, molte sono le prove che l’autobus che ci sta portando a sbattere contro un muro di granito abbia addirittura accelerato la sua corsa, con incentivi a fonti fossili e persino all’industria militare. La tragica alluvione in Romagna ha già finito il suo effetto di allarme. Non intendiamo lasciarci scoraggiare e continuiamo a proporre questo stile di vita leggero e vorrei dire soave come parte di un cambiamento collettivo necessario per la nostra sopravvivenza come specie. Il Comune di Roma ha deciso di concederci lo status di “evento di interesse pubblico” e lasciarci occupare l’Appia Antica senza farci sborsare un euro. Il patrocinio è arrivato anche dal Parco Archeologico, che ci lascerà usare le sue strutture adiacenti.

La festa è aperta a chiunque si presenti in bici o a piedi, ci vediamo lì.

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