Autostrada dei Fori Imperiali, 6 corsie davanti al Colosseo

Qualche giorno fa e dopo dodici anni di occupazione è stato smantellato quasi del tutto il cantiere della Metro C al Colosseo, e in particolare il tratto iniziale di via dei Fori Imperiali dall’anfiteatro fino alla basilica di Massenzio. Un pezzo di Roma che credo chiunque conosca, non fosse altro che attraverso le cartoline. Immaginate dunque la desolante sorpresa di veder apparire non più le vecchie quattro corsie ma adesso ben sei, costeggiate da marciapiedi di fatto equivalenti a quelli precedenti. Cercate le immagini sul web, sarete sbalorditi. Stiamo parlando dell’area archeologica più importante della romanità antica: immaginate lo sbigottimento di trovare tre più tre corsie separate dalle linee tratteggiate (neanche continue, che stanno a indicare il divieto di sorpasso nella teoria del codice della strada, in Italia mai praticata se non quando si deve passare l’esame della patente e si è tutti compunti lì a far finta di essere civili guidatori pur di non essere bocciati) proprio di fronte al monumento che identifica Roma e per estensione l’Italia.

Volendo ricorrere all’ironia si potrebbe dire: sì ok, ma in fin dei conti cos’è il Colosseo se non uno stadio, e cosa i Fori Imperiali se non un centro commerciale. Vecchiotti certo, magari qualcuno direbbe antichi, ma non si può certo fermare la vita per quattro pietre vecchie. Cose alla Trump che imita Salvini insomma.

Vale la pena di risottolinearlo: è stata disegnata un’autostrada esattamente di fronte al Colosseo, risultato di 12 anni di cantiere della metro il cui ingresso è incastrato sotto il belvedere di fronte all’anfiteatro. Nelle autostrade le corsie sono sei, normalmente. Ritrovarsela in area archeologica è un nonsenso di così elevata potenza evocativa che mi ritornano alla mente le parole di uno dei pochissimi sindaci di Roma all’altezza della storia della città, Giulio Carlo Argan, oltre 40 anni fa: “O i monumenti o le automobili”. Non solo altri tempi, tempi in cui si poteva disegnare il futuro, ma anche altre levature umane.

Lo ha ricordato in un suo intervento del 2017 Walter Tocci, ex assessore alla Mobilità di Rutelli, e autore tra l’altro dell’ultima vera novità romana in materia di trasporto pubblico, il tram che va dal centro alla collina di Monteverde: “Conservare lo stradone a dispetto della sua pratica inutilità significa farne un luogo di culto del traffico”. La citazione della parola culto non è un caso: lì vicino, a S. Francesca Romana, si celebra la benedizione degli automezzi, con tanto di gran sacerdote cattolico -vescovo o cardinale- e aspersorio. “È tempo di liberare l’area archeologica dalla mentalità antiurbana che ha prodotto il macchinismo novecentesco. È tempo di immaginare l’antico per il secolo che viene”, scriveva ancora Tocci, che peraltro ha firmato in tempi recenti un piano -sensato, moderno- per il riassetto dell’area di cui si sono perse le tracce.

La notizia dello smantellamento del cantiere si può trovare sui siti d’informazione locali. Stranamente non ne trovo traccia sul sito del comune, ma sarà una mia incapacità a cercare. La trovo invece sul sito di Roma Metropolitane: “Cambia l’assetto del cantiere della stazione Colosseo/Fori Imperiali della Linea C, avviato nella primavera del 2013 e condotto per fasi successive e modulari senza mai interrompere il traffico veicolare. È inoltre imminente la realizzazione dei nuovi semafori per gli attraversamenti pedonali in corrispondenza di piazza del Colosseo, anch’essi da installare per fasi in modo da non interrompere il traffico veicolare”.

E’ stato dunque ripristinato dopo un periodo di sospensione, breve visto la longevità dell’area, il logo di culto evocato con palese orrore da Tocci.

Nel 2023 un allarme sul ritorno delle auto nell’area fu lanciato dal sindaco defenestrato, Ignazio Marino. In un suo intervento si legge tra l’altro: “Quante volte avevo ascoltato parole severe da turisti di tutto il mondo in visita al Palatino e al Colosseo: ‘Ma come vi è venuto in mente di costruire un’autostrada a quattro corsie proprio fuori di qui?’”.

No, professore: adesso sono sei.

Ps di aggiornamento: pare che Tocci si sia infuriato e abbia preteso modifiche radicali nel verso giusto.

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