Ora basta con le ciclabili giocattolo

“Descansate niño, che continuo io”, cantava Paolo Conte nella Verde Milonga. A parlare, secondo il poeta di Asti, era Atahualpa o qualche altro dio, volendo dire che quando il gioco è serio arrivano gli adulti e i ragazzini possono togliersi di torno e tornare a giocare.

Mi viene in mente -e comincio a canticchiarla in modo ossessivo finché, stufo, non uso Tinseltown Rebellion di Zappa, nello specifico Love of My Life, per levarmi il motivetto dalla testa- ogni volta che mi capita di vedere alcuni percorsi ciclabili nelle nostre città, per la massima parte dei casi ovviamente la mia.

Ricapitoliamo: negli ultimi vent’anni abbondanti si è sviluppata una sensibilità sociale verso la bicicletta come mezzo di trasporto; questo grazie soprattutto all’esperienza di base delle Critical Mass; anche il mondo dell’associazionismo si è modificato e dallo stato di aggregazioni per l’utilizzo di bici nel tempo libero ha cambiato parzialmente pelle rivolgendo l’attenzione alle tematiche dell’uso quotidiano, della sicurezza stradale e nei casi più sofisticati al ragionamento intorno all’utilizzo delle città e alle sue necessarie evoluzioni moderne.

Quanto sopra è una sintesi estrema della percezione del mezzo bici, e so per certo di aver saltato qualche passaggio che però allungherebbe troppo il brodo. Basti sapere che nella società è ormai abbastanza accreditato l’uso della bici non più come attrezzo sportivo ma come quel che è: utensile da trasporto personale.

Di questa evoluzione si sono accorti persino gli amministratori italiani. Ma ogni dannata volta che c’è da mettere mano alla pubblica via, come per incanto l’opera che viene progettata (sempre) e poi realizzata (a volte) è la Ciclabile Marginale: un percorso a volte in qualche remota area urbana, quasi sempre scollegato nelle sue varie tratte, segnaletica a singhiozzo che serve a non disturbare attraversamenti carrabili, zig zag e altre piacevolezze. Ma attenzione: la furbata di sindaci e giunte è spacciare queste ciclabili giocattolo come interventi sulla mobilità leggera in ossequio al verbo green: li fa diventare d’incanto moderni se non contemporanei.

E’ una truffa, colposa o dolosa a seconda dell’importo degli appalti. A volte sono davvero convinti che l’infrastruttura giocattolo sia una moderna carreggiata dedicata alle bici e che li ponga al livello delle migliori esperienze europee (cit.). La qual cosa è peggio, perché il delinquente ha le sue ragioni ma lo scemo no anche se è convinto di averle.

A Roma ci sono due recenti esempi di queste ciclabili giocattolo: un grande raccordo anulare delle biciclette, cicloturistico, e il prolungamento del percorso ludico che arriva nei pressi di S.Pietro. La prima ha visto un’inaugurazione in pompa magna di circa 450 metri (ma si sono dimenticati la rampa d’accesso), la seconda analoga inaugurazione e altre castronerie progettuali.

Perché canticchio “descansate niño”? Perché so che la manovra è questa: vi faccio la vostra pistarella ma per carità non mi chiedete di disturbare il traffico vero, le macchine, altrimenti mi fanno a pezzi. Però non ve lo posso dire. Anzi, visto che è ormai chiaro che anche a spararla grossa contro ogni evidenza me la cavo, non solo passo per moderno ma addirittura prendo pure gli applausi. Quindi levati, bimbo, che arriviamo noi adulti.

In Italia servono interventi sensati per arrivare a una serie ripartizione modale e a quella che ho sentito definire “uguaglianza territoriale”. Non i percorsi ludici fatti tanto per fare appalti. E poi rivenduti come l’ottava meraviglia, per di più.

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