“La Disparition” è il titolo di un romanzo di George Perec pubblicato nel 1969. Al centro del romanzo c’è una doppia assenza, la prima evidente, la seconda nascosta, omissiva. Non è della prima – quella di Anton Voyl – ma della seconda che voglio parlare qui. Per ora non ve la dico.
Ora focalizzatevi su queste due storie – anzi: fine storia, per i coinvolti -, accadute nella stessa città, Roma, a pochi giorni di distanza, il 25 agosto e il 30 agosto notte.
Il 25 agosto un furgone travolge, in via Maria Adelaide, vicino piazza del Popolo, un gruppo di persone. Muore Elena Fortuna, si crede immediatamente, e una sua collega viene ferita molto gravemente. Foto:
Il furgone giace su un fianco.
Il 30 agosto notte muore, nel tratto urbano della Cristoforo Colombo, Claudio Salini, 46 anni. La sua Porsche si è avvolta intorno a uno dei pini che costeggiano la superstrada che porta da Roma a Ostia. Foto:
La vettura ha circondato l’albero.
Veniamo alla scomparsa che cito nel titolo. Anch’io, come ha fatto Perec, userò l’omissione.
Le cause che hanno dato la morte a Elena Fortuna e Claudio Salini sono state oggetto di congetture, nelle cronache: nel primo caso un colpo di tosse del guidatore, o la ricerca del cellulare, o altra distrazione; nel secondo caso si sta cercando di verificare se ci sia un avvallamento dell’asfalto in corrispondenza dello scontro.
Sottolineo ancora: nel primo caso il furgone risulta ribaltato, nel secondo l’autovettura ha un albero al posto del sedile del passeggero.
Qual è l’elemento che manca alle cronache, e direi nelle teste, nella discussione, nella linea logica che accadimenti (non casi: accadimenti) del genere dovrebbero normalmente sviluppare?
Omissis.
Ps: nel romanzo di Perec, circa 300 pagine, non appare mai, neanche una sola volta -a parte nome e cognome dell’autore, e quello era inevitabile- la lettera “e”.
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Elocità?