Nel nostro tentativo di arginare la forsennata riforma del Codice della strada rinominato dalla rete di associazioni coinvolte “Codice della strage” c’è sfuggito un aspetto della vicenda. Ci siamo concentrati sull’impianto che ci si rivolgeva contro non considerando altri aspetti per noi non urgenti: le norme dedicate a chi ancora si muove come se si fosse nell’Italia degli anni del secolo scorso.
Ci hanno invece pensato gli altri, quelli imbalsamati nel modello autocentrico, e hanno portato in evidenza parecchie cose interessanti. La più eclatante di tutte è il ritiro della patente per 3 anni a chi viene trovato alla guida con tracce di stupefacenti nell’organismo; o meglio, la riforma della norma attualmente in vigore sul tema dello stato di alterazione alla guida. Una norma così rozza che mette in chiara luce l’anima della destra, anche di quella oggi al governo: a tutto ciò che non gli va bene risponde “e io ti meno”, per legge.
Finora veniva ritirata la patente solo se trovati in stato di alterazione da stupefacenti alla guida. Con la riforma viene ritirata comunque. Le tracce di Thc e altre sostanze alteranti sono rilevabili nell’organismo a distanza di giorni, da ciò deriva che se nel fine settimana o quando ti pare ti sei fatto una canna e giorni dopo ti metti alla guida lucido come un giudice di Cassazione, se fermato e testato perdi la patente per tre anni. Messa così sembra pensata da Anton Ego, lo spietato critico gastronomico di “Ratatouille”, a cui non va mai bene niente perché la realtà non si adatta alla venerazione delle sue idee.
In Italia hanno fumato cannabis almeno una volta l’anno 6 milioni di persone, numero che aumenta all’aumentare della pratica (dati Osservatorio Ue delle droghe e tossicodipendenze, 2021), ma questo non è il punto: lo è invece la faciloneria con cui il promotore della riforma, Matteo Salvini, si è relazionato con il tema, creando l’ennesima mostruosità giuridica a fini propagandistici, neanche si trattasse di un qualsiasi campo di concentramento in Albania.
L’intero impianto della riforma del codice è improntato a questo: poco importano le conseguenze per la collettività dell’impatto delle sue idee, mirate alla costruzione di consenso sulla sua figura di leader politico brusco e fuori dal buonismo, alla Putin o Trump. L’importante è prendere la scena, che come vediamo tutti gli sta sfuggendo di mano visto che sta portando il suo partito ai minimi (circa il 5% oggi). Il giorno dopo l’approvazione in Senato del nuovo codice anche dalla sua base i messaggi erano “non ti votiamo più”, in relazione all’alta novità del ritiro breve della patente in vari casi. In una recente trasmissione su Radio 1 Rai a chi gli chiedeva se non avesse paura di perdere consenso ha risposto “me ne farò una ragione”. Però ha mantenuto almeno una promessa: taglio delle accise per semplice impedimento all’acquisto di carburanti. Geniale, noi buonisti non potevamo neanche pensarci.