Che grigio concetto, quello di “decoro urbano”, ha fatto la sua comparsa tra i vari squallori degli anni recenti.
Ricorda l’uso della Neolingua escogitata da Orwell in “1984”, che stravolge -ribaltandola- la realtà sottesa alle parole che vengono usate.
Partendo da un concetto semplice e autoevidente (pulire dallo sporco, in sostanza) i sostenitori contemporanei di questo concetto hanno inserito nella definizione di tutto un po’: dalla cancellazione di murales all’astio per la presenza di venditori d’ombrelli, a quello per la tanto famigerata movida, a praticamente ogni segno seppur timido di vitalità.
Se sulla bocciatura di sporcizia e imbratto genericamente subumano posso aderire, m’allontano immediatamente dal quel bric-à-brac imposto dai neocon dello status urbano.
Quindi propongo di rivedere -a modo mio- la definizione, riportando un po’ di normalità nel dibattito pubblico: il vero decoro urbano è “ogni intervento, anche spontaneo, teso a migliorare lo stato della città”.
Un esempio perfetto, e da replicare continuamente, è quello della ciclabile popolare di Santa Bibiana a Roma
Pensateci e agiamo.
Va bene la ciclabile, ma secondo me il decoro urbano, come tutti i decori, è una cosa un po’ triste ma necessaria. Rassegnati e trova un’altra parola!
Va bene la ciclabile, ma secondo me il decoro urbano, come tutti i decori, è una cosa un po’ triste ma necessaria. Rassegnati e trova un’altra parola!