In lode di Rossella Rea, direttrice del Colosseo

Mi sono innamorato della direttrice del Colosseo, Rossella Rea.
Innamorato “politicamente”, dico, nel senso di politica vera, quella seppellita da anni di partitismo.
Negli ultimi giorni ne ha inanellate diverse di splendide, tutte ovviamente riguardanti il suo lavoro, il Colosseo (lasciamo ai pedanti definirlo anfiteatro Flavio, per favore), invece di parlare d’altro.
Per esempio, l’altro giorno vengono svelati i risultati di uno studio sulla statica del monumento numero uno a Roma -e per estensione del mondo-: il lato sud si è affossato di 40 centimetri, il Colosseo pende come la Torre di Pisa dicono i giornali, allarme. La prima cosa che dice è “occorre un monitoraggio del traffico, la causa è quella”.

Ieri il sindaco ancora per poco di Roma annuncia che dal 2015 le macchine spariranno dai dintorni del Colosseo. Lei subito ribatte -accando al sindaco, nella stessa occasione-: “devono sparire da subito”.

Sempre ieri l’ancora per poco sindaco cita persino Mussolini come l’ultimo ad aver restaurato il monumento. Rossella Rea, cui tributo un lunghissimo applauso, mando un bacione e forse manderò anche dei fiori, ribatte olimpica: “il duce ha fatto solo danni”. Di seguito vi riporto la sua opinione, apparsa oggi sulla “Stampa” di Torino.

“In realtà quelli del ’38-39 furono lavori eseguiti soltanto nei sotterranei ed erano un completamento delle opere iniziate nell’Ottocento. [Mussolini] è ricordato per l’apertura dei Fori Imperiali e la distruzione della collina Velia con il suo patrimonio archeologico. Amava usare il Colosseo per le adunate fasciste e sono documentati i danni commessi in questo periodo. I pochi restauri compiuti in alcuni casi sono anche stati sbagliati e siamo dovuti intervenire in seguito per cancellare gli errori. Ad esempio non sono state comprese le canalizzazioni. Furono chiuse. Oppure le celle per la gabbia delle belve che non erano tali. In anni recenti ci sono stati altri grandi restauri: da quello della Banca di Roma ad un intervento durante gli anni Settanta che vide addirittura la chiusura al pubblico del monumento. E per finire gli interventi realizzati pochi anni fa quando Roberto Cecchi era commissario. Sarebbe stato più opportuno stendere un velo pietoso su quanto avvenuto negli anni del fascismo”.

Ora ditemi: una donna del genere non è un tesoro?

 

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