Ora basta giocare coi soldatini

Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum per decidere, dopo il ventennio fascista e una monarchia che datava dal 1870 (con in mezzo due guerre chiamate boriosamente mondiali ma che fecero comunque decine di milioni di morti) se l’Italia dovesse essere ancora un paese a regime monarchico o invece repubblicano. La popolazione di allora decise, purtroppo a maggioranza (avrei detto unanimità, ma non fu così), per la repubblica.
Era comunque una popolazione intera ad essere chiamata ad esprimersi.
La nascita della repubblica viene però festeggiata -da allora, e con alterne vicende- con una sfilata militare.
Che io sappia i militari obbediscono ai governi.
Che io sappia l’Italia repubblicana nasce per un atto di disobbedienza (tardivo) al governo nominato da un monarca.
Non comprendo da quando sono nato la parata militare ai Fori imperiali del 2 giugno. Mi ci portava mio padre da piccolo, e mi raccontava di quando lì, sullo stesso muretto dove mi faceva sedere, era seduto lui una volta e fu caricato dalla polizia durante una protesta studentesca, di cui non faceva parte perché non era studente, lavorava già. Non ho mai capito cosa mi ci portasse a fare, a vedere festante quelli in divisa. Però, da bambino, mi divertivo.
Ora sono adulto e abito dalle parti di dove sfilano quelli in divisa, quindi ogni anno assisto ai preparativi e all’appropriazione delle strade che uso per tornare a casa mia. Non mi diverto da un gran bel pezzo, con queste fesserie.
Le urla scimmiesche che sbraitano ordini in piena notte. Uomini (e ora anche donne) vestiti con le divise che guardano torvi e torve il passante in bicicletta. Lampeggianti. Mezzi inquietanti. Molta puzza di cuoio e cotone. Poca puzza di testosterone, se confrontato alle schiere di antisommossa durante le manifestazioni per la difesa di qesto o quel diritto in pericolo.

Il 2 giugno così non è una festa: è una disgrazia, è un’occupazione, è uno spettacolino da far vedere ai bambini -che amano i giocattoli-, è un’usurpazione, è un atto di protervia. Agli adulti veri non può piacere.

Quest’anno deve essere l’ultimo che vede uno scempio del genere. Entro l’anno prossimo dobbiamo spazzare via questa oscenità. Cominciamo da adesso a dire basta per sempre ai militari in strada spacciati per festa. Non è festa, è simbolo di occupazione. Io voglio vivere in un luogo libero, e non solo a chiacchiere.
Mai più militari a rappresentare tutti noi. E in prospettiva (ma anche da subito) mai più militari, ovunque e per sempre. Ma per ora cominciamo a liberarci dai militari per strada spacciati per festa.

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